La transazione rappresenta un concetto giuridico fondamentale, equivalente a quello che nella quotidianità definiamo comunemente accordo. Questo meccanismo legale offre la possibilità di risolvere controversie nate tra due o più parti, indipendentemente dal fatto che la disputa sia già stata portata davanti a un giudice o si trovi ancora in una fase preliminare. Attraverso la transazione, le parti coinvolte in un disaccordo, come nel caso di Mario e Giovanni che si contendono la proprietà di un oggetto ritrovato, possono giungere a un compromesso pacifico, stabilendo, ad esempio, l’assegnazione dell’oggetto a uno di loro in cambio di una somma di denaro. Analogamente, Antonio e Francesco possono decidere di risolvere amichevolmente una disputa riguardante dei lavori domestici, concordando un compenso inferiore rispetto a quello originariamente pattuito, nel caso in cui vi siano dubbi sulla qualità degli interventi effettuati.
La formalizzazione di una transazione si concretizza nella firma di un documento scritto che ridefinisce i termini dell’accordo tra le parti, annullando gli eventuali accordi precedenti e mettendo definitivamente fine a qualsiasi contestazione. Essenzialmente, la transazione si configura come un contratto, per cui la legge richiede la forma scritta qualora sia collegata a un precedente contratto documentato; in assenza di questo requisito, l’accordo può teoricamente essere siglato anche verbalmente, sebbene ciò possa sollevare questioni relative alla prova dell’accordo stesso.
Nella redazione di una transazione, è comune includere una clausola che recita: “Con la firma del presente documento, le parti dichiarano di non aver più nulla a pretendere l’una dall’altra”. Questo passaggio sottolinea che tutte le questioni legate alla disputa considerata si ritengono irrevocabilmente risolte, impedendo così che il disaccordo possa essere riaperto in futuro. Data la sua capacità di porre fine in maniera definitiva a ogni contenzioso, la transazione viene talvolta descritta con l’espressione “transazione tombale”, enfatizzando come essa seppellisca qualsiasi precedente disaccordo.
La clausola dichiarazione di non avere nulla a pretendere inserita in una transazione è un principio giuridico che stabilisce una conclusione definitiva riguardo a danni e pretese tra le parti coinvolte, relativi a un specifico fatto illecito. Tuttavia, l’ambito di applicazione di questa clausola è limitato ai danni noti o che avrebbero potuto essere ragionevolmente conosciuti al momento della firma dell’accordo. Ciò significa che, se emergono conseguenze non prevedibili o occultate al momento dell’accordo, la situazione potrebbe subire delle eccezioni.
Prendendo l’esempio di un incidente, se la vittima accetta un risarcimento dall’assicurazione e firma una transazione che dichiara la rinuncia a ulteriori pretese, questa accettazione copre tutti i danni noti o che avrebbero potuto essere scoperti in quel momento. Se in seguito emergono lesioni o danni precedentemente ignoti e non direttamente riconducibili alle informazioni disponibili al momento dell’accordo, la vittima non avrebbe la possibilità di richiedere ulteriori risarcimenti per quelle specifiche lesioni conosciute al momento della firma.
D’altra parte, se il danneggiante ha intenzionalmente nascosto l’esistenza di ulteriori danni, o se emergono nuovi danni direttamente correlati ma distinti da quelli considerati nell’accordo, la parte lesa mantiene il diritto di avanzare ulteriori pretese. Questo scenario si applica anche nell’acquisto di immobili, dove un indennizzo accettato per difetti noti non preclude la possibilità di rivendicare danni per difetti nascosti o non facilmente identificabili al momento dell’acquisto, come problemi all’impianto del gas non rivelati dal venditore.
La chiave sta nel carattere specifico e circoscritto dei danni trattati nella transazione: la rinuncia a future pretese vale per le perdite direttamente collegate e note al momento dell’accordo. Eventi successivi o danni precedentemente occulti e non identificabili rimangono al di fuori dell’ambito di questa dichiarazione e possono giustificare nuove azioni legali. Pertanto, la clausola di non aver nulla a pretendere trova applicazione limitata ai termini e ai fatti specifici descritti nell’atto di transazione, lasciando aperta la possibilità di affrontare nuove contestazioni per danni non compresi o intenzionalmente nascosti al momento dell’accordo.